Alberto Santi
Quanti bambini avete visto dare un calcio ad un sassolino, ad una bottiglietta vuota o a qualsiasi cosa possa capitare tra i piedi quando si è in mezzo alla strada? Ecco, anche io ero uno di quelli e da lì ho capito che non avrei più potuto fare a meno di un pallone. Mi svegliavo la mattina con un pallone tra i piedi e, prima di andare a dormire, lo mettevo accanto al letto, pronto per il giorno dopo.
Come tanti, sognavo di fare il calciatore e di arrivare in nazionale, ma il sogno si è spento abbastanza in fretta perché la voglia c'era, ma il talento no. Poi sono arrivati i videogiochi e con loro le telecronache delle partite virtuali tra amici e, da quel momento, ho capito che volevo farlo diventare il mio lavoro!
Il mio percorso giornalistico è stato molto simile a quello di un giovane talento: gli inizi nelle giovanili, poi l’approdo in Serie B e Serie A fino ad arrivare alle coppe europee passando per Sportitalia, Dazn, Mediaset Premium e ora a Radio Serie A con RDS.
Quanti bambini avete visto dare un calcio ad un sassolino, ad una bottiglietta vuota o a qualsiasi cosa possa capitare tra i piedi quando si è in mezzo alla strada? Ecco, anche io ero uno di quelli e da lì ho capito che non avrei più potuto fare a meno di un pallone. Mi svegliavo la mattina con un pallone tra i piedi e, prima di andare a dormire, lo mettevo accanto al letto, pronto per il giorno dopo.
Come tanti, sognavo di fare il calciatore e di arrivare in nazionale, ma il sogno si è spento abbastanza in fretta perché la voglia c'era, ma il talento no. Poi sono arrivati i videogiochi e con loro le telecronache delle partite virtuali tra amici e, da quel momento, ho capito che volevo farlo diventare il mio lavoro!
Il mio percorso giornalistico è stato molto simile a quello di un giovane talento: gli inizi nelle giovanili, poi l’approdo in Serie B e Serie A fino ad arrivare alle coppe europee passando per Sportitalia, Dazn, Mediaset Premium e ora a Radio Serie A con RDS.