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Legendary Coach: Bianchi e Zaccheroni

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Calendario Campionato Serie A Enilive 2025/2026

Allegato Calendario Campionato Serie A Enilive 2025/2026

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&lt;p&gt;Moderati da Giorgio Porrà, &lt;a href=&#34;https://www.legaseriea.it/it/media/serie-a/guarda-ora-148hbl96clm01e&#34; data-new-window=&#34;true&#34; target=&#34;_blank&#34; rel=&#34;noopener noreferrer&#34;&gt;&lt;strong&gt;Ottavio Bianchi e Alberto Zaccheroni&lt;/strong&gt;&lt;/a&gt; - due allenatori che hanno lasciato un’impronta indelebile nel calcio italiano - si sono confrontati su aneddoti, riflessioni e visioni sul loro mestiere. Tra ricordi epici e analisi, è emersa la profondità umana e tecnica di due figure che, seppur diverse nello stile, condividono la convinzione che il vero centro del calcio siano sempre i giocatori e la loro capacità di coesistere in uno spirito di squadra.&lt;/p&gt;&lt;figure data-asset-id=&#34;9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf&#34; data-image-id=&#34;9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf&#34;&gt;&lt;img src=&#34;https://assets-eu-01.kc-usercontent.com:443/6be6dbcf-fd70-012d-ec80-2d3245f5ce6a/62a0e452-d92b-464a-accd-6b3bb247d218/Sito_Img-HERO-SCU7.jpg&#34; data-asset-id=&#34;9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf&#34; data-image-id=&#34;9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf&#34; alt=&#34;&#34;&gt;&lt;/figure&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Ottavio Bianchi: &#34;Lavurà, lavurà e tàset&#34;&lt;/strong&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;L’approdo alla panchina&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Non volevo fare l’allenatore, non mi sentivo in grado. È successo per caso alla SPAL, negli ultimi mesi di carriera a Ferrara, l’allenatore fu esonerato e mi chiesero di fare il traghettatore. Poi ho capito che potevo farcela e ho cominciato la trafila a Coverciano”.&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;L’arte della squadra&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Una grande squadra è come una sinfonia: la base deve esaltare il solista. Il calcio è più semplice di quanto si pensi: tutto parte dalla quotidianità e dal talento dei giocatori”.&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;figure data-asset-id=&#34;2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0&#34; data-image-id=&#34;2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0&#34;&gt;&lt;img src=&#34;https://assets-eu-01.kc-usercontent.com:443/6be6dbcf-fd70-012d-ec80-2d3245f5ce6a/c1faa461-c129-47a4-9d52-ba2f780c46e1/Sito_Img-HER-BIANCHI.jpg&#34; data-asset-id=&#34;2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0&#34; data-image-id=&#34;2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0&#34; alt=&#34;&#34;&gt;&lt;/figure&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Il Napoli e lo Scudetto&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Napoli ti entra dentro. Conoscevo le insidie della città, ne avevo fatto esperienza da calciatore. Per questo, da allenatore, dissi: ‘O vinciamo o moriamo’. Non bastavano i fuoriclasse, servivano anche ragazzi napoletani legati alla maglia: quelli ci hanno fatto vincere la Coppa Italia con 13 vittorie su 13”.&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Su Maradona&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Diego era un ragazzo umile, mai una lamentela, sempre pronto ad aiutare i compagni. Ma troppo influenzabile: nessuno gli ha mai detto ‘no’. In trasferta era costretto a restare chiuso in albergo, prigioniero del suo mito.”&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Declino del calcio italiano&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Il problema è strutturale: siamo diventati un Paese importatore di talenti. I veri responsabili della crescita non sono gli allenatori di prima squadra, ma gli istruttori del settore giovanile.”&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Alberto Zaccheroni&lt;/strong&gt;&lt;/p&gt;&lt;figure data-asset-id=&#34;9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85&#34; data-image-id=&#34;9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85&#34;&gt;&lt;img src=&#34;https://assets-eu-01.kc-usercontent.com:443/6be6dbcf-fd70-012d-ec80-2d3245f5ce6a/8fd84475-d5d0-4e27-91a3-af6ce0358049/Sito_Img-HERO-COACH3.jpg&#34; data-asset-id=&#34;9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85&#34; data-image-id=&#34;9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85&#34; alt=&#34;&#34;&gt;&lt;/figure&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;La squadra prima del modulo&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Non ho mai avuto un mio calcio. C’era il calcio dei miei giocatori. Il compito di un allenatore è tirar fuori il meglio dalla rosa a disposizione, adattandosi, non imporre un’idea. L’empatia in una squadra è tutto: crea fiducia e spirito collaborativo. Non si può giudicare un gruppo da fuori, bisogna viverne l’aria”.&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Il Milan e lo Scudetto&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“L’unica esperienza iniziata da zero è stata quella con il Milan. Ma si partì male: ero etichettato come ‘comunista’ mentre Berlusconi era al governo. Le frizioni furono inevitabili. Ma vincemmo. Con Galliani non ho mai parlato di calcio, si parlava solo dei comportamenti dei calciatori. Non facevo mercato ma davo qualche parere. Per esempio su &lt;/em&gt;&lt;em&gt;&lt;strong&gt;Shevchenko: &lt;/strong&gt;&lt;/em&gt;&lt;em&gt;andai a Londra per vederlo in semifinale di Champions. Nel report scrissi: ‘PRENDERLO SUBITO’, in maiuscolo e sottolineato cinque volte. Con Sheva e Stankovic avevo un rapporto da padre, mi chiamavano ‘papà’”.&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;I leader in spogliatoio&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Weah era goliardico, positivo, ma non interveniva mai nelle dinamiche del gruppo. Maldini invece sì: un vero leader, sapeva quando e come parlare. L’arrivo di Bierhoff mise in crisi alcuni equilibri in attacco.”&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;&lt;strong&gt;Un calcio non mediatico&lt;/strong&gt;&lt;br&gt;&lt;em&gt;“Non davo mai la formazione in anticipo ai giornalisti. Il mio obiettivo era sempre lo stesso: far crescere i miei giocatori, alzare il livello della squadra. I riflettori non mi interessavano.”&lt;/em&gt;&lt;/p&gt;&lt;p&gt;Segui su Radio TV Serie A con RDS il&amp;nbsp;&lt;a href=&#34;https://www.legaseriea.it/it/festival&#34;&gt;&lt;strong&gt;Festival della Seria A 2025&lt;/strong&gt;&lt;/a&gt;&amp;nbsp;da Parma sull’APP della Serie A Enilive o sul nostro sito,&amp;nbsp;&lt;a href=&#34;https://www.legaseriea.it/it/radiotv&#34;&gt;&lt;strong&gt;clicca qui&lt;/strong&gt;&lt;/a&gt;&lt;strong&gt;.&lt;/strong&gt;&lt;/p&gt;

Dal Napoli dello Scudetto al Milan del 3-4-3, Ottavio Bianchi e Alberto Zaccheroni raccontano la loro idea di calcio, tra empatia e pragmatismo

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Serie A Enilive

Ultima giornata del Festival con il Presidente della FIGC Gabriele Gravina, il focus sulla Primavera, il futuro della Serie A, dalla Radio alla TV, e la partita di Operazione Nostalgia.

Festival della Serie A, ecco il gran finale

Quattro registi hanno spiegato cosa succede in regia durante le partite. E quali sono cambiamenti e prospettive

Presente e futuro della regia televisiva

Cinque protagoniste dell’informazione sportiva raccontano il loro percorso nel calcio televisivo tra bellezza, pregiudizi e sogni realizzati

Le Signore del calcio in TV

Il Fantacalcio è sempre più un fenomeno di massa tra gli italiani e continua a crescere stagione dopo stagione. Il Parma si è salvato all’ultimo respiro, ma la sua rosa ha comunque offerto diversi giocatori di valore e interesse per i fantallenatori.

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Pierluigi Collina, Presidente Commissione Arbitri FIFA ha ricevuto il premio Legendary Referee

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L’Amministratore Delegato del Bologna, Claudio Fenucci, ha rivissuto la splendida cavalcata vincente rossoblù

Bologna, un sogno lungo 51 anni

Dal diritto d’autore ai deepfake: al Festival della Serie A un confronto aperto e interattivo su rischi, opportunità e responsabilità nell’uso dell’AI

Intelligenza artificiale oggi e domani

Nel secondo giorno del Festival verranno assegnati i premi ‘Legendary Coach’ e Legendary Referee

Il programma di sabato 7 giugno

61 anni fa l’ultimo Scudetto del Bologna

La Roma compie 98 anni!

Prosegue il Festival della Serie A con tanti altri super ospiti e panel interessantissimi che spaziano dal Fantacalcio all’Intelligenza artificiale. In Serata &#34;Federico Buffa Talks&#34; al Teatro Regio.

Una grande prima giornata, sabato si replica!

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Moderati da Giorgio Porrà, <a href="https://www.legaseriea.it/it/media/serie-a/guarda-ora-148hbl96clm01e" data-new-window="true" target="_blank" rel="noopener noreferrer">Ottavio Bianchi e Alberto Zaccheroni</a> - due allenatori che hanno lasciato un’impronta indelebile nel calcio italiano - si sono confrontati su aneddoti, riflessioni e visioni sul loro mestiere. Tra ricordi epici e analisi, è emersa la profondità umana e tecnica di due figure che, seppur diverse nello stile, condividono la convinzione che il vero centro del calcio siano sempre i giocatori e la loro capacità di coesistere in uno spirito di squadra.<figure data-asset-id="9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf" data-image-id="9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf"><img src="https://assets-eu-01.kc-usercontent.com:443/6be6dbcf-fd70-012d-ec80-2d3245f5ce6a/62a0e452-d92b-464a-accd-6b3bb247d218/Sito_Img-HERO-SCU7.jpg" data-asset-id="9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf" data-image-id="9a7c1d56-7a83-4c7e-9832-cdcc970d07bf" alt=""></figure>Ottavio Bianchi: "Lavurà, lavurà e tàset"L’approdo alla panchina “Non volevo fare l’allenatore, non mi sentivo in grado. È successo per caso alla SPAL, negli ultimi mesi di carriera a Ferrara, l’allenatore fu esonerato e mi chiesero di fare il traghettatore. Poi ho capito che potevo farcela e ho cominciato la trafila a Coverciano”.L’arte della squadra “Una grande squadra è come una sinfonia: la base deve esaltare il solista. Il calcio è più semplice di quanto si pensi: tutto parte dalla quotidianità e dal talento dei giocatori”.<figure data-asset-id="2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0" data-image-id="2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0"><img src="https://assets-eu-01.kc-usercontent.com:443/6be6dbcf-fd70-012d-ec80-2d3245f5ce6a/c1faa461-c129-47a4-9d52-ba2f780c46e1/Sito_Img-HER-BIANCHI.jpg" data-asset-id="2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0" data-image-id="2fdf9152-ad4c-464a-95c0-4c756b016fb0" alt=""></figure>Il Napoli e lo Scudetto “Napoli ti entra dentro. Conoscevo le insidie della città, ne avevo fatto esperienza da calciatore. Per questo, da allenatore, dissi: ‘O vinciamo o moriamo’. Non bastavano i fuoriclasse, servivano anche ragazzi napoletani legati alla maglia: quelli ci hanno fatto vincere la Coppa Italia con 13 vittorie su 13”.Su Maradona “Diego era un ragazzo umile, mai una lamentela, sempre pronto ad aiutare i compagni. Ma troppo influenzabile: nessuno gli ha mai detto ‘no’. In trasferta era costretto a restare chiuso in albergo, prigioniero del suo mito.”Declino del calcio italiano “Il problema è strutturale: siamo diventati un Paese importatore di talenti. I veri responsabili della crescita non sono gli allenatori di prima squadra, ma gli istruttori del settore giovanile.”Alberto Zaccheroni<figure data-asset-id="9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85" data-image-id="9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85"><img src="https://assets-eu-01.kc-usercontent.com:443/6be6dbcf-fd70-012d-ec80-2d3245f5ce6a/8fd84475-d5d0-4e27-91a3-af6ce0358049/Sito_Img-HERO-COACH3.jpg" data-asset-id="9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85" data-image-id="9a014a49-c2c8-4470-a397-b8af7f9d4a85" alt=""></figure>La squadra prima del modulo “Non ho mai avuto un mio calcio. C’era il calcio dei miei giocatori. Il compito di un allenatore è tirar fuori il meglio dalla rosa a disposizione, adattandosi, non imporre un’idea. L’empatia in una squadra è tutto: crea fiducia e spirito collaborativo. Non si può giudicare un gruppo da fuori, bisogna viverne l’aria”.Il Milan e lo Scudetto “L’unica esperienza iniziata da zero è stata quella con il Milan. Ma si partì male: ero etichettato come ‘comunista’ mentre Berlusconi era al governo. Le frizioni furono inevitabili. Ma vincemmo. Con Galliani non ho mai parlato di calcio, si parlava solo dei comportamenti dei calciatori. Non facevo mercato ma davo qualche parere. Per esempio su Shevchenko: andai a Londra per vederlo in semifinale di Champions. Nel report scrissi: ‘PRENDERLO SUBITO’, in maiuscolo e sottolineato cinque volte. Con Sheva e Stankovic avevo un rapporto da padre, mi chiamavano ‘papà’”.I leader in spogliatoio “Weah era goliardico, positivo, ma non interveniva mai nelle dinamiche del gruppo. Maldini invece sì: un vero leader, sapeva quando e come parlare. L’arrivo di Bierhoff mise in crisi alcuni equilibri in attacco.”Un calcio non mediatico “Non davo mai la formazione in anticipo ai giornalisti. Il mio obiettivo era sempre lo stesso: far crescere i miei giocatori, alzare il livello della squadra. I riflettori non mi interessavano.”Segui su Radio TV Serie A con RDS il&nbsp;<a href="https://www.legaseriea.it/it/festival">Festival della Seria A 2025</a>&nbsp;da Parma sull’APP della Serie A Enilive o sul nostro sito,&nbsp;<a href="https://www.legaseriea.it/it/radiotv">clicca qui</a>.

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Dal Napoli dello Scudetto al Milan del 3-4-3, Ottavio Bianchi e Alberto Zaccheroni raccontano la loro idea di calcio, tra empatia e pragmatismo

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